Sarah è una donna in gamba e piena di interessi. Mamma di due bimbe ma anche corsista di HOME|Philosophy, sogna di fare dell’home staging la sua professione.
In una afosissima giornata di fine luglio, lei sul suo divano di Torino, io dalla mia scrivania a vista aria condizionata e Pianura Padana, abbiamo deciso di fare una chiacchierata sull’home staging.

Sarah, come hai conosciuto l’home staging?

Ho conosciuto l’home staging per caso cercando il piano B. Da sempre ho una passione grandissima: le case.
Solo qualche anno fa però, quando ho iniziato a seguire corsi creativi, nell’ambito della moda e di home stylist, ho sentito per la prima volta parlare di home staging. E lì qualcosa è risuonato in me.

 

Il rischio dell’home staging è che sia frainteso per qualcosa di davvero molto semplice, a causa soprattutto di una cattiva informazione. Quanto è cambiata nel tempo l’idea di cosa sia realmente l’home staging per te?

 

Dell’home staging all’inizio avevo davvero poche informazioni. Al corso di home stylist ne avevo sentito parlare in maniera negativa, non ricevendo poi chissà quali indicazioni. Complici poi alcuni programmi televisivi, vedevo sì l’home staging come la preparazione per vendere casa. Si parlava però sempre di sistemazioni importanti. Mi chiedevo : “Come faccio a sistemare casa per venderla se poi non posso presentare una DIA, non posso occuparmi di rifare un impianto elettrico, non posso fare direzione dei lavori?” Avevo davvero le idee confuse.
Quando poi ho fatto la grande scoperta, ovvero che l’home staging è parte di una branchia del marketing, allora tutto mi si è reso più chiaro ed ho capito che quella era la mia strada.

Il più delle volte si pensa che chi arrivi all’home staging, lo faccia solo per una passione pregressa per l’arredamento e non per una inclinazione al marketing.

In realtà, per me nell’home staging l’arredamento è un aspetto marginale. C’è ma solo come accessorio alla casa. Tutto è studiato infatti non per cose che piacciono a te o alla committenza ma per esser funzionali al tipo di immobile che stai vendendo. E in questo subentra lo studio di marketing.
Una volta c’era solo il visual merchandising, e con esso la domanda su dove posizionare il prodotto. Oggi con l’home staging il prodotto è la casa e la domanda è “Come faccio a farla emergere?”

Parlando invece di studio e formazione, come ti sei avvicinata al mondo di HOME|Philosophy?

Sono arrivata ad HOME|Philosophy non perché cercassi un corso di home staging ma perché ero interessata a farne uno sul marketing. All’epoca ero già iscritta ad un corso di home staging in un’altra scuola. Poi però ho continuato a specializzarmi con HOME|Philosophy perché ho trovato la formazione molto completa. In HOME|Philosophy si dà davvero spazio ad ogni aspetto. E l’allestimento diventa solo una dei tanti punti che riguardano l’home staging.
Volendo ampliare dunque la riflessione su questa professione, secondo te il compito dell’home stager è quello di tendere all’oggettività? 

Sì. Il bello dell’home staging, più che oggettivo, è un bello ragionevole.
La ragionevolezza è ciò che accomuna il pensiero di tutti. Un po’ come il buon senso. Ci sono cose che tutti riconoscono come essere vere. L’home staging è proprio questo: è la cosa che funziona per il più ampio numero di persone perché è ragionevole. Lavoriamo per arrivare ad un bello non ostentato, pulito, fresco che non puoi assolutamente definire come “non bello”. Puoi obiettare magari in alcuni allestimenti che quel colore non lo metteresti a casa tua ma solo perché non è di tuo gusto non perché è brutto.

Il più delle volte si pensa che chi arrivi all’home staging, lo faccia solo per una passione pregressa per l’arredamento e non per una inclinazione al marketing.

Interessante che tu stia parlando di ragionevolezza in un discorso sulla bellezza. Talvolta il rischio, soprattutto nell’home staging, è quello di credere che l’emozione suscitata dalla bellezza di una casa sia qualcosa di assolutamente inspiegabile. E invece, come ci insegna anche HOME|Philosophy, suscitare in qualcuno un’emozione è, soprattutto nell’home staging, questione di studi approfonditi e continua formazione.

Già. L’emozione suscitata dall’home staging è proprio un’emozione ragionevole. Perché legata all’armonia. C’è una risonanza quando di fronte ti trovi una casa ragionevolmente bella e non “stunning”, scioccante.
L’abitazione che ti lascia di stucco ti fa pensare continuamente all’allestimento, facendoti dimenticare della casa.
Lo scopo, per noi home stager, però è la casa. La bellezza dell’home staging crea un ambiente così armonico e gradevole che puoi concentrarti sugli aspetti tecnici portandoti dietro comunque un’emozione positiva.
È come un abito sartoriale che non è necessariamente il pitonato di Versace. È, parafrasando Coco Chanel, quella cosa per cui “noti la donna e non il vestito”.
Ecco con l’home staging il discorso è lo stesso: “ti dimentichi l’allestimento, ti ricordi la casa”.